Mio figlio ha iniziato a parlare tardi, ero preoccupata. Poi un giorno gli ho messo davanti la minestrina con le verdurine e lui ha allontanato il piatto e ha detto “NO”. Chiaro, deciso e con una faccia da “NO”. Non lo so perché le mamme si arrabbiano, sono belli i bimbi quando dicono “NO”, gli saetta negli occhi. Incominciamo bene, tutti gli altri bimbi iniziano con “mamma”, mi sono detta, ma le parole sono sue e se le sceglie lui. Ma era l’ora della pappa, a dopo i festeggiamenti per il sospirato progresso. “Guarda che o mangi la minestrina con le verdurine o niente. “NO”. E un altro lampo negli occhi. Gli ho preparato la minestrina con il parmigiano. Non so se a qualche lavoratore Fiat è passato lo stesso lampo negli occhi davanti alla minestrina di Marchionne “O ti mangi questa o …….”. Ha ascoltato i delegati sindacali, i compagni di lavoro, ne ha discusso a casa. “Cara moglie ….. Ma ci sono le bollette da pagare, i figli da mandare a scuola”. E le donne …. Quelle monoreddito, separate, con figli da crescere in solitudine. Si vota “SI”, che si può fare, la ragione ce lo impone, che possiamo rischiare di rimanere in mezzo alla strada? E si va lì, pronti a puntare la penna sul “Si’”, con rabbia o rassegnazione. E poi quel lampo negli occhi, la penna che vira sul “NO”. “NO” alla minestrina con le verdurine. E lo sguardo si illumina di una folgore. “Guarda, amore, che o ti mangi questa o ……”. E chissene frega! Che poi Aristotele diceva che l’uomo è un animale razionale. Ha il cervello configurato per prendere decisioni logiche, 1 più 1 fa 2. E la logica è ferrea, è astratta, prescinde dalle passioni. E questo chiedeva Marchionne, di decidere secondo la logica imperante della globalizzazione. L’ultimo modello prodotto dalla logica. La macchina che governa il mondo ed è inutile che stiamo a discutere. Ma Aristotele aveva rimosso quel fulmine negli occhi che manda all’aria tutto. Quel “NO” che parte dall’intimo e deflagra nelle pupille e che non sai precisamente a cosa è “NO”, dove finisce il “NO” al piano di Marchionne e inizia il “NO” a qualcos’altro. Non lo sai se il lavoratore o la lavoratrice prima di andare a votare “SI” è passato al bar a fare colazione, ha sfogliato il giornale e il cornetto gli è andato di traverso a leggere dei Bunga Bunga del tizio che è stato ministro ad interim dell’industria e avrebbe dovuto pensare alla FIAT invece di spassarsela con minorenni. E allora gli scoppiano dentro tanti “NO”, al piano Marchionne, alle leggi ad personam, alle feste da basso impero nei luoghi istituzionali, al malaffare, al bimbo che muore di freddo nella opulenta Bologna e al pensionato arrestato perché ha rubato per fame. Ed esplode un “NO” gigantesco e la penna puntata sul “SI” se ne va per conto suo, segue il fulmine e si schianta sul “NO”. E così accade che il “SI” che doveva stravincere, “O ti mangi questa o …….”, prevale per una percentuale striminzita. E quella valanga di “NO” inaspettati inceppano la macchina “globale”, gli si mettono di traverso, anche se ci sono tanti altri posti nel mondo dove la gente dirà “SI” con gli occhi vuoti. Intanto qui c’è chi dice “NO”. E domani potrebbe succedere altrove. Altre Tunisie. E quella macchina che procedeva spedita a colpi di “SI” verso la fine della storia va in panne. Perché la gente a volte ha negli occhi il temporale. E si mette a riscrivere la storia.
Lucia Delgrosso
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