Stamattina, mentre leggevo il pezzo di Marino sulle elezioni regionali tedesche, ho sentito, riga dopo riga, salire l’inquietudine.
Non che abbia un particolare trasporto per la Germania. Quel che rimane dei miei palpiti notturni è giàoverbooked. E’ che leggendolo mi è ritornato in mente un concetto a cui sono disabituato: la politica è si questione di individualità, rappresentanze, alleanze e personalità, ma è anche aggregazione intorno a progetti reali, condivisione di obiettivi a medio e lungo termine, strategia di sviluppo, politica economica, salvaguardia dell’ambiente, innovazione. E’ intorno a concetti come questi che un aggregato casuale di persone, ognuna presa dai casi suoi, si trasforma in nazione.
Ed è proprio sul concetto di nazione che il paragone tra Germania e Italia non regge. Può essere vero che i tedeschi stiano cercando di fare quattrini alle spalle dell’Europa debole, è sicuramente vero che la Germania è un paese che tutela in primo luogo i suoi interessi, può darsi che su certe produzioni siamo in competizione, ma non c’è paragone tra la “nazione Italia” e la “nazione Germania”. E’ un po’ come confrontare un aquilone e un elicottero. Volano entrambi, è vero, ma le somiglianze finiscono qui.
Così, mentre in quel paese ci si divide sullo sviluppo di qui a un secolo della politica energetica, a Roma, nelle stanze delle consorterie del potere, si brigherà fino alle 20.00 di stasera per redigere le liste di quelli che diventeranno senatore o deputato per via del “posto sicuro” che riusciranno a guadagnarsi con la blandizie o la minaccia.
Fra tutti voglio ricordare il signor Cosentino. Non che lui sia più speciale degli altri, in fondo certi casi sono diventati una regola più che l’eccezione, ma per la meccanica attraverso la quale si è esplicitata la sua presenza o meno nelle liste del PDL. Da prima estromesso come “impresentabile” dallo stesso Berlusconi, poi esortato a “fare un passo indietro”, infine nuovamente “in pista” come lo definisce il Corriere della Sera.
Sembra che il signor Cosentino, potentemente radicato elettoralmente su un territorio sotto il controllo assoluto e totale della criminalità organizzata, abbia ripetutamente minacciato di far cadere diverse giunte sulle quali, evidentemente, esercita un potere trasversale e non trasparente che poco ha a che fare con la politica, la rappresentanza o la democrazia e somiglia maggiormente al controllo territoriale esercitato dalla camorra.
Le giunte, il potere, gli appalti, il controllo del territorio. Se si va oltre il parolone, se si riesce a non farsi stordire dalla retorica, si capisce immediatamente che è questo a fare il potere, il governo, l’equilibrio. Ma questo, come dicevo prima, non è nazione, è banditismo.
Forse, se tra 50 anni ci sarà ancora una Germania e non un’Italia, non si sarà consumata un’ingiustizia, ma una semplice ed asettica selezione naturale.
Rispondi