Tempi moderni? Forse solo alienanti


lo spacciatore di carneGiuliano Sangiorgi – Lo spacciatore di carne – 169 pagine. Einaudi (stile libero)

I temi sono quelli trattati anche in alcune canzoni, il linguaggio è moderno, ben ritmato, a volte colloquiale e con qualche accento tipicamente pugliese, giovane è lo stile. Questa è la ricetta scelta da Giuliano Sangiorgi, il cantante del gruppo musicale “Negramaro”, per il suo romanzo d’esordio “Lo spacciatore di carne”. E il risultato è buono davvero, in una Bologna in cui la storia viene ambientata che è caotica, descritta come è ai giorni nostri e come viene percepita dai giovani. La città viene vissuta di giorno dagli studenti e di notte da quei fantasmi che vivono ai margini. La società di sfondo, con le persone che diventano “limoni”, e che si portanno addosso gli orpelli del benpensiero. Del resto, tutti noi, a detta di questa storia, viviamo ai margini, ai margini delle nostre famiglie, delle nostre origini, di ciò che vorremmo essere davvero e che non riusciamo ad essere. E a Bologna si alterna la terra natia, quella di Puglia, bella e bucolica, ma vissuta nella contraddizione di una famiglia piccolo borghese che sembra soffocare il protagonista, pur se farà ritorno ad essa, dopo averla in un certo senso “usata”. Edoardo è uno studente universitario, figlio di un macellaio che ha alte aspettative su di lui e da cui cerca di liberarsi, fin da quel giorno, a soli 5 anni d’età, in cui la vista del sangue gli ha creato una certa estraneità verso la sua famiglia, non scevra da punte critiche e amare sul vissuto dei genitori, quanto su quello della sorella. Quell’episodio dell’agnello sgozzato dal padre, lo perseguiterà, segnando i suoi giorni in modo indelebile. Eppure sarà proprio la sua famiglia che gli permetterà, attraverso un guadagno creato dalla morte e dal sangue, di fare la vita che crede di volere e che lo porterà invece ad un passo dalla distruzione. A dire il vero, la droga, la vita notturna solitaria resa possibile “dai colori”, ovvero dagli acidi (Lsd), che renderanno più sopportabile la sua esistenza ma che lo porteranno anche ad uno stato fisico vicino ad un baratro. Fondamentalmente Edoardo si sente un estraneo a tutto e tutti, fino a quando incontrerà Stella e si getterà a capofitto in una storia d’amore che assume le sfumature della pazzia e che sfocerà in un omicidio. Quello descritto da Sangiorgi è un mondo perennemente allucinato, popolato da belve fameliche, dove tutto sembra possibile, perfino la redenzione. E infatti Edoardo tornerà a casa e farà esattamente il macellaio, come suo padre.

A mio avviso questo libro è un esperimento ben riuscito, non un semplice esordio. I diversi generi narrativi si mescolano bene e in modo equilibrato, fino ad arrivare ad un libro piacevole nella lettura, mai banale. Non è una storia che offre soluzioni o ricette per vivere al meglio, semplicemente descrive uno stato di disagio di un giovane studente che vorrebbe solo poter sentirsi parte di un mondo che è alienante di suo, che spersonalizza che non lascia scampo alla propria espressività, che non accetta differenze rispetto a quelle stabilite dalla società. E’ una specie di grido di libertà rispetto ad un quotidianità percepita come una gabbia dalla quale il protagonista tenta disperatamente di evadere. Con tutto il ritmo e le sonorità di una canzone dei Negramaro.

Bianca Folino

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