Banana Yoshimoto – Un viaggio chiamato vita – 187 pagine. Feltrinelli
L’importanza delle piccole cose, gioie quotidiane nate dalla fioritura o dalla resistenza di una pianta alle intemperie, il gusto del buon cibo intorno ad una tavolata di amici. La presenza di chi si ama nella propria vita, nonostante tutto anche le pigrizie personali. In una Tokyo che sembra aver perso la capacità di emozionarsi e di un reale contatto fisico tra le persone, Banana Yoshimoto ci propone un viaggio verso l’armonia, parlando di viaggi reali, luoghi visitati per motivi professionali o solo per il gusto di rivedere un amico e luoghi quotidiani, tappe della propria vita. Nel suo linguaggio scorrevole e semplice, accessibile a tutti, Yoshimoto ci propone di riscoprire le piccole gioie, quello che dà sapore alla vita, come un tramonto o una stretta di mano. In questo viaggio, il narratore non fa altro che riportare episodi della propria vita, dalla maternità vissuta non sempre in modo positivo, fino all’amore e all’amicizia, valori sempre presenti nei suoi libri. Viaggiare non è altro che un percorso all’interno di se stessi, secondo la scrittrice giapponese che non si risparmia l’autocritica, quando si definisce troppo indolente e pigra per cucinare un buon piatto. Ogni piccola cosa può farci riflettere, lo stesso cibo è lo specchio del luogo dove viviamo, il sapore non è scelto a caso, molto dipende dal clima in fatto di diete dei popoli. Ma anche un fiore che sboccia e qualcuno che muore ci dà quel senso di appartenza ad un genere, come se il mondo fosse in realtà una grande famiglia, con le dovute differenze di latitudine, come se tutti noi fossimo fratelli di un destino comune e quindi potessimo riconoscerci in alcuni viaggi, reali e immaginari che ci troviamo a fare durante la nostra vita.
E se da una parte, alcuni sapori e paesaggi giapponesi vengono descritti con la delicatezza di un dipinto pastello (la parola delicato ricorre spesso in questi casi), la città e Tokyo in particolare sembrano aver dimenticato la dimensione umana. Tutto concorre a fare di noi ciò che siamo, le persone che frequentiamo, il cibo che mangiamo, i libri che leggiamo e gli spettacoli ai quali assistiamo. Anche i nostri animali domestici sono parte di noi e soprattutto ci arricchiscono.
Il senso ultimo del viaggio, oltre al conoscere se stessi e il mondo, è quello di accumulare ricordi. Perchè non ci porteremo niente dietro, quando lasceremo questo mondo, soprattutto non potremmo portarci cose materiali. Quindi i ricordi sono fondamentali, per arricchirsi in vita e per ricercare quell’armonia in tutte le cose che sembra far parte di molta letteratura giapponese, quasi fosse un anello della catena del loro Dna. La scrittrice sembra dire al lettore di porre una maggiore attenzione alle cose che vede, di riprendersi il proprio tempo, diventarne padrone e di viaggiare sempre a caccia di ricordi da collezionare.
Un giorno ce ne andremo, partiremo per un viaggio diverso che ci porterà in un luogo che è sconosciuto e in questo ultimo nostro viaggio i ricordi saranno fondamentali per un passaggio delicato, e soprattutto per il nostro spirito, che non si sentirà solo.
Bianca Folino
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