LE TRATTATIVE STATO MAFIA


Agli inizi degli anni novanta, con gli efferati delitti di Falcone prima e di Borsellino poi, sia la Mafia che i politici mandarono un chiaro segnale alla magistratura, e cioè che non sarebbero state tollerate altre intromissioni da parte di magistrati tendenti a contrastare le trattative in corso tra funzionari dello stato, che agivano per conto del governo, ed esponenti della Mafia. Col trascorrere degli anni e nonostante gli eccellenti arresti, prima, di Toto Riina, e un decennio più tardi, di Bernardo Provenzano, elementi di spicco della Mafia, ma ormai diventati obsoleti, inutili e assai scomodi per entrambe le parti, queste trattative continuarono e andarono a buon fine. Prova ne è il fatto che quando l’intercettato Mancino aveva chiamato Giorgio Napolitano al telefono e dialogato con lui circa i fatti relativi alle trattative su citate, che si erano svolte, appunto, quando Mancino era a capo del governo in quel momento e Napolitano presidente della Camera, aveva provocato indirettamente l’intercettazione anche di quello che aveva detto in proposito il presidente Napolitano e sappiamo tutti come andò a finire: Napolitano ottenne che la Consulta deliberasse per la distruzione di tutti quei nastri che contenevano le sue conversazioni con Mancino. Ora dopo un ventennio di Berlusconismo alternato ad una pseudo sinistra neo liberista, non si capisce più dove finisca lo Stato e dove inizi la Mafia, o viceversa !

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