
Nicaragua: emesso un mandato di cattura contro Sergio Ramírez per incitamento all’odio, cospirazione e attacco all’ordine. Ramírez è diventato uno dei principali referenti intellettuali dell’opposizione. Un ruolo rischioso in un Nicaragua che ha visto aumentare le pressioni sul dissenso. Il Nicaragua ha già accusato di cospirazione contro lo Stato circa 34 membri dell’opposizione, tra cui sette candidati alla presidenza, in base alle leggi approvate dal Parlamento lo scorso dicembre. Il prestigio internazionale, però, aveva dato all’autore un discreto margine di manovra perfino dopo la rivolta pacifica dell’aprile 2018, stroncata nel sangue dal governo. Almeno fino ad ora. Con l’ordine di arresto del celebre scrittore, la repressione ha compiuto un salto di qualità. Innescato dall’approssimarsi del voto di novembre. Alla crisi economica, seguita al taglio degli aiuti venezuelani, s’è sommato l’ostracismo internazionale per la mattanza di tre anni fa. E ora la gestione controversa e poco trasparente della pandemia. Il mandato è stato emesso proprio mentre lo scrittore è impegnato in un tour internazionale per promuovere il nuovo romanzo, “Tongolele no sabía bailar”. Affatto intimidito, Ramírez ha dichiarato: «Non mi ridurranno al silenzio». Dovrà con tutta probabilità, continuare a parlare fuori dal Nicaragua. Nemmeno questo, però, lo spaventa. Lo scrittore ha già affrontato l’esilio al tempo dei Somoza. Del resto, come ripete spesso, «le dittature mancano di fantasia».
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