Una volta Noberto Bobbio scrisse che “ veri o finti, reali o inventati, i complotti che appaiono sulla nostra scena quotidiana sono comunque la rivelazione di una democrazia malsana”. L’Italia è lo Stato con più misteri al mondo. La cultura del complotto , delle trame oscure e degli intrighi di potere ha sempre affascinato la mente dell’italiano. Lo ammise lo stesso ex-presidente della Repubblica Francesco Cossiga, scomparso il 17 agosto di tre anni fa. Il Presidente Picconatore, dalle pagine del suo libro “La versione di K”, rispondendo al politologo torinese , disse che effettivamente “ siamo sempre portati a cercare altre verità. Ma aspirare alla quadratura del cerchio fa si che spesso ombre riottose sfidino le leggi della percezione e affollino impazzite la scena fino a oscurarla del tutto”.
Tuttavia, nella vicenda più tragicomica delle spy storie europee , quella dell’affare Mukhtar Ablyazov non c’è bisogno di nessun tipo di analisi dietrologica. Citando il giornalista de il fatto quotidiano Alessandro Robecchi, “la davantologia basta e avanza” . Non c’è nessuna trama di film di serie Z, nessun intreccio, doppio o triplo che sia. D’altronde è lo stesso Cossiga a spiegare che “ nonostante tutto questo Paese è sempre riuscito a evitare che la sua democrazia, per quanto malsana, si ammalasse del tutto”. Purtroppo è quella insopportabile “Ragione di stato” connessa a quella disgraziata posizione geografica che ha condannato e condannerà sempre il nostro paese alla sudditanza e subalternità del dittatore/ potente di turno.
Quello che spesso viene scambiato per complotto, per trama oscura o , volgarmente, per dietrologia è la semplice storia del nostro paese. La storia “come il cauterio del chirurgo: brucia, ma risana” (Riccardo Bacchelli, Il mulino del Po, 1938/40) .
Quello che molti chiamano cospirazionismo, io lo chiamo “bagno nella realtà”. Ed ecco la dura e triste concretezza: La ragione di stato è l’unico principio che regola lo ius gentium. Convenzioni Internazionali, Carte dei diritti e quisquilie varie vengono dopo i taciti accordi tra gli Stati .
La “Ragion di stato” non nacque il 4 gennaio del 1947 , quando l’allora Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi si recò negli Stati Uniti per incontrare il Presidente Truman, assicurandosi l’entrata dell’Italia nel Piano Marshall. Di “Ragion di Stato” si iniziò a parlare verso la prima metà del 16°secolo. Infatti nel 1527, il cattolico Carlo V saccheggiò Roma e costrinse il papa Clemente VII a rinchiudersi in Castel S. Angelo. Qualche anno dopo, nel 1536 Francesco I, re cristianissimo, si allea con i Turchi, secolare nemico della cristianità, per contenere la potenza di Carlo V. La politica degli Stati europei inizia accogliere la distinzione machiavelliana fra politica e morale. Si afferma così il principio che legittima la pura e semplice difesa e preservazione dello Stato, anche in contrapposizione ai principi morali e religiosi vigenti. Vale la pena citare il dialogo “ Del reggimento di Firenze”, composto da Francesco Guicciardini tra il 1521 e il 1523, dove viene utilizzata l’espressione “ragione degli Stati”, per significare quella ragione poco cristiana e poco umana che governa nell’ambito degli affari politici.
Bernardo( uno degli interlocutori), argomenta che quando nelle questioni di governo un male è difficile da sanare occorre utilizzare crudeltà: “Chi vuole tenere oggidì i Domini e gli Stati debbe, dove si può, usare la pietà e la bontà; e dove non si può fare altrimenti, è necessario che usi la crudeltà e la poca coscienza”.
Un po’ come recita Tony Servillo sul Divo di Sorrentino: “Non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del paese. La mostruosa, inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene”. Ma è grazie alla c.d Ragion di Stato che l’Italia è sopravvissuta alla strategia della “tensione” ( o per usare le parole del film, “stabilizzazione”).
La Ragion di Stato di Moro ha impedito ( salvo qualche caso isolato) che l’Italia diventasse il terreno di scontro tra Palestinesi e Israeliani . Con il Lodo Moro il nostro paese si vide garantita l’intangibilità degli interessi sia economici sia concerni l’ordine pubblico.
Allo stesso modo, nel 2013, questa rocambolesca rendition l’Italia o per meglio dire l’Eni,dopo anni di preparazione e diplomazia potrà finalmente far partire l’estrazione del petrolio aKashaga ( la mega stazione petrolifere kazaka). Il gruppo Cremonini di Modena potrà entrare senza ulteriori intoppi nel mercato locale della carne e la Eusebi Impianti di Ancona si occuperà di sicurezza in cambio di 12 milioni di dollari. La violazione della Convenzione dei rifugiati , la consegno di una madre e una bambina di 6 anni sono i prezzi da pagare. Le dimissioni di Alfano sono obbligatorie e necessarie: “ la ragion di Stato deve difendere lo Stato, non l’interesse del principe” ( Zuccolo, Della ragione di Stato 1625).
E’ ovvio che non poteva non sapere. D’altronde come è possibile che Alfano una volta venuto a sapere della richiesta di appuntamento da parte dell’ambasciatore kazako non abbia poi chiesto nulla al suo capo di gabinetto, sapendo benissimo che il dittatore Kazako non è solo un amico stretto del suo padrone Berlusconi , ma è anche il terzo partner commerciale della Repubblica di cui è ministro. Come è possibile che due kazaki con una semplice mossa abbiano messo nel sacco Viminale, Farnesina, Servizi segreti , magistratura e ufficio immigrazione?
Se fossimo in un paese normale, non sarebbe durato più di 60 secondi.
L’art. 95 della costituzione parla chiaro : “I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.” Tuttavia ( le dimissioni) sono inutili. Morto un papa se ne fa un altro. La Ragion di stato continuerà a regolare i rapporti internazionali , con o senza Alfano. Si può condividere e non condividere. Io, per esempio, non condivido. Ma le cose stanno così.
Francesco Migliore.
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