Roma, 16 ottobre 1943 il rastrellamento del Ghetto.


All’alba di sabato 16 ottobre 1943 a Roma  un centinaio di tedeschi catturarono 1022 ebrei tra cui circa 200 bambini. Caricati su un treno che due giorni dopo, lunedì 18 ottobre, parte verso Auschwitz. Dei 1022 ebrei catturati il 16 ottobre ne sono tornati solo 16, di cui una sola donna (Settimia Spizzichino). Nessuno degli oltre 200 bambini è sopravvissuto.

infamia

Nel Ghetto, ma anche nel resto della città, i tedeschi caricano la gente sui carri. Roma addormentata assiste silenziosa alla tratta di. questa “povera carne innocante”. Gli arresti continuano a Trastevere, a Testaccio e a Monteverde. La gente di Roma, la Roma città aperta, guarda e non vuole credere ai suoi occhi, quando scopre che quell’ordine riservatissimo, partito qualche giorno prima da Berlino per “trasferire in Germania” e “liquidare” tutti gli ebrei romani “mediante un’azione di sorpresa”, arrivato al tenente colonnello Herbert Kappler, comandante delle SS, viene davvero eseguito.

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Non ci possono credere. Non ci vogliono credere. Pensano ai 50 chili d’oro richiesti dai tedeschi in cambio della tranquillità, oro che con enormi difficoltà la comunità ebraica ha messo insieme e consegnato qualche giorno prima in Via Tasso. Pensavano che i tedeschi sarebbero stati di parola e che nessun atto di violenza  sarebbe stato compiuto contro di loro. Ed ora guardano quella “povera carne innocente” strattonata, mentre il sole comincia ad illuminare il cielo plumbeo di Roma, riflesso nei camion grigi fermi davanti alla case con il motore acceso. Camion che partono si portano via più di mille persone senza colpa. Partono nel silenzio atterrito di chi è riuscito a scappare in tempo ed ora guarda nascosto il fratello, la madre, l’amico che parte. Partono quei camion, viaggiano nel mattino romano, vanno verso Via della Lungara, entrano nel Collegio Militare di Palazzo Salviati. Restano lì per ore interminabili, mentre fuori la gente passa distratta, persa nei fatti suoi, in questa Roma abbandonata dal Re vigliacco, aperta per davvero, ma ai soprusi di bestie senza cuore e senza anima.

Dentro, si sente la voce di qualche madre e il pianto di qualche bambino. Ma tutto è tranquillo, ordinato, mentre i soldati preparano il viaggio di questa “povera carne innocente”, di quest’umanità senza futuro che parte: carne da macello, bestiame pronto per l’olocausto. Vanno via, verso la stazione Tiburtina, silenziosi e senza forza, caricati dolcemente e con ordine su un convoglio di 18 carri bestiame. Bestiame pronto per la Soluzione finale. Partono muti e con gli occhi senza luce, verso un viaggio senza ritorno, in una livida giornata di un ottobre romano di tanti anni fa. Partono per non tornare, mentre intorno il venticello romano soffia, sempre più forte. Un vento che soffia e che cresce, un urlo straziante che si perde nella notte dell’uomo.

Un urlo che ancora si sente distintamente: a Roma, in Italia e in tutto il mondo. Ogni giorno. Ogni notte.  Anche oggi.

 

 

Roma, 16 Ottobre 1943: per non dimenticare

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